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Come combattere lo stress da caldo nelle bovine? Tutti i consigli utili.

Uno dei problemi maggiori che gli allevatori di bovine da latte si trovano ad affrontare nei mesi estivi è lo stress da caldo.

Uno dei problemi maggiori che gli allevatori di bovine da latte si trovano ad affrontare nei mesi estivi è lo stress da caldo. È importante sottolineare che l’animale soffre di più il caldo rispetto al freddo, e se la situazione di stress termico è prolungata o supera i limiti critici ciò compromette la capacità di termoregolazione della vacca, causando gravi ripercussioni sulle funzioni dell’organismo.

Come si deve comportare quindi l’allevatore? In primo luogo è fondamentale comprendere quando l’animale entra in una condizione di disagio, per capire in che momento e come intervenire.
Nel corso degli anni sono stati sviluppati vari indici bioclimatici per stabilire il livello di stress da caldo nella bovina da reddito: ad oggi il più utilizzato è il THI (Temperature Humidity Index), che combina l’effetto concomitante della temperatura e dell’umidità relativa.

Le classi di rischio in base al THI

In particolare, sono state definite quattro classi di rischio riscontrate per la bovina da latte in rapporto al THI (come esemplificato nel video). Analizziamole insieme:


  1. Soglia di inizio dello stress – THI tra 68 e 71. In questa fase l’animale entra in una condizione minima di disagio, che può portare ad una perdita di produzione di 1 kg per vacca.

  2. Stress moderato – THI tra 72 e 78. Il rischio di stress per la bovina è minimo, ma può provocare comunque una perdita di produzione fino a 2,7 kg per vacca.

  3. Stress elevato – THI tra 79 e 88. Se il rapporto temperatura/umidità raggiunge questi valori, il grado di rischio per l’animale è medio e causa una perdita di produzione fino a 3,9 kg per capo.

  4. Emergenza – THI tra 89 e 98. Il rischio per la bovina è massimo, i sintomi dello stress in questa fase sono: più di due respirazioni al secondo, temperatura corporea superiore ai 41°, diminuzione della ruminazione e diminuzione del sistema immunitario.

Il punto di morte dell’animale si riscontra se l’indice temperatura/umidità dovesse superare i 98 punti.

Come constatato, pur essendoci diverse fasi di gravità, lo stress da caldo provoca effetti negativi nella bovina, sia dal punto di vista produttivosanitario (immunodepressione, maggiore suscettibilità rispetto ad alcune patologie, disfunzioni metaboliche, fino alla morte), e riproduttivo (aumento calori silenti, diminuzione tasso di concepimento e aumento dell’intervallo interparto).

Inoltre, si evidenzia come gli effetti negativi dello stress da caldo non svaniscano automaticamente nel momento in cui scompaiono le cause del disagio, ma possono perdurare per intervalli di tempo più o meno lunghi.
È quindi fondamentale prevenire la situazione di stress da caldo, lavorando su tutti quei fattori che possono limitare il disagio dell’animale.

Consigli pratici

Come si deve comportare l’allevatore nei mesi estivi, quando le temperature si alzano?


Si può intervenire sia dal punto di vista gestionale che alimentare. Per quanto riguarda la sfera gestionale, si sottolinea l’importanza dell’ombreggiamento, ventilazione e raffrescamento in genere.


  • Ombreggiamento: bisogna proteggere gli animali sia dalla radiazione solare diretta che quella indiretta. Si è stimato che una corretta applicazione dei sistemi di ombreggiamento in stalla può ridurre l’incidenza del caldo dal 30 al 50%. Questi sistemi sono solitamente poco costosi, ma fondamentali per portare ad un raffrescamento efficace.

  • Raffrescamento: l’ombreggiamento riduce l’accumulo di caldo dovuto alla radiazione solare, ma non ha nessun effetto sulla temperatura dell’aria o sull’umidità. Per questo è fondamentale l’uso di ventilazione combinata con le doccette. La combinazione permette di far diminuire la temperatura corporea degli animali facendo evaporare l’acqua con la ventilazione. Deve essere posta molta attenzione al posizionamento dei ventilatori per poter muovere più aria possibile, senza lasciare zone della stalla “scoperte”. È consigliabile posizionarne sia sopra le cuccette che sulla greppia per evitare concentrazioni di animali in pochi spazi. Da non trascurare il raffrescamento in sala d’attesa e la ventilazione delle vacche in asciutta.


Altro punto importantissimo è la gestione dell’alimentazione. La razione deve essere scaricata agli animali nei momenti meno caldi della giornata (mattina presto e sera), aumentando ove possibile il numero degli scarichi di alimento fresco per invogliarle a mangiare. La razione deve essere anche spinta verso gli animali più frequentemente sia per minimizzare i problemi di demiscelazione, sia per invogliare l’animale a mangiare. La pulizia della mangiatoria, soprattutto quando si alimentano gli animali con insilati, è un’altra componente da tener presente per poter evitare o eliminare per tempo alimenti rifermentati.

L’allevatore dovrebbe riporre anche molta attenzione alla qualità e composizione della razione, oltre che all’acqua.
Nei periodi di caldo intenso, infatti, le bovine possono bere più di 140 litri d’acqua al giorno, in relazione al livello produttivo, all’ingestione di sostanza secca e allo stato di salute. Per questo è fondamentale: Larry E. Chase, professore statunitense presso il Department di animal Science della Cornell University, propone una sorta di check list dell’acqua, da rispettare in maniera precisa e puntuale, proprio per evitare un disagio nell’animale causato dalla mancanza o dalla cattiva qualità della stessa.

Oltre all’acqua, un ruolo estremamente importante è ricoperto dalla razione alimentare, che deve essere modificata nei periodi di caldo intenso. Questo perché con il caldo, l’appetito delle bovine diminuisce, deprimendo l’ingestione, con un conseguente calo della produttività.

Le ricerche hanno comunque mostrato che la diminuzione di produzione conseguente allo stress termico non è spiegabile solo con il caldo di ingestione, ma anche con una variazione del metabolismo del glucosio.

L’importanza di modificare la razione

Come modificare quindi la razione quando cala l’ingestione? È necessario concentrare i nutrienti, in modo che, anche se l’animale quantitativamente ingerisce meno, dal punto di vista nutrizionale e qualitativo la razione non subisca “perdite”.

Questo lo si può fare lavorando fondamentalmente su tre fattori principali, che sono energia, proteine e fibra.

1 – Energia
Per quanto riguarda il primo, si consiglia di concentrare l’energia nella razione senza aumentare troppo gli amidi, che potrebbero causare gravi problemi soprattutto in una fase di poca ingestione. Si raccomanda l’uso dei grassi fino al 6% sulla razione. Essi hanno il vantaggio di essere molto energetici, non producono scarti in gas e urine e la loro digestione rilascia poco calore (la fibra, pur necessaria nella dieta, è quella che rilascia più calore nella digestione).

2 – Proteine
Rispetto al secondo fattore, si riscontra la necessità di somministrare con cautela le proteine, perché alla bovina costa molta energia eliminare quelle in eccesso: più energia viene utilizzata per eliminare le proteine, minore sarà quella a disposizione per il metabolismo e per la produzione di latte. Si consiglia quindi di integrare la razione con proteina metabolizzante a livello intestinale e non aumetare molto la proteina grezza, di non superare quindi il rapporto 60/40 tra proteina degradabile e proteina metabolizzabile (proteina degradabile 10% sulla sostanza secca ingerita) e di supportare i bilancio amminoacidico della bovine, in particolare di lisina e metionina.

3 – Fibra
La fibra invece deve essere ancor di più di ottima qualità per invogliarne il consumo, diminuire la selezione da parte dell’animale, non dovendo comunque eccedere nelle quantità. Secondo Santos e Staples il contenuto di NDF della razione deve essere incrementato dal classico 28/30% arrivando tra i 31 e il 33% utilizzando maggiormente fibra ad alta digeribilità.

…Altre integrazioni

Infine, esistono altri interessanti accorgimenti, inerenti sempre la sfera alimentare, che riteniamo utile riassumere di seguito.

Il primo consiglio consiste nell’integrare la razione con niacina (vitamina B3), la quale aiuta a proteggere le cellule epiteliali mammarie dall’eccessivo calore e stimola la dispersione del caldo, provocando vasodilatazione periferica e sudorazione. Sono ad oggi in corso alcuni studi, condotti dal professor Robert J. Collier, per stabilire l’effettiva dosa minima di niacina effettivamente efficace e maggiormente adatta al livello produttivo della bovina.

In secondo luogo si consiglia di arricchire la razione con sali minerali, i quali vengono dispersi con l’eccessiva sudorazione, l’iperventilazione e l’inappetenza ne impedisce il ripristino normale. Anche in questo caso, la dose ottimale delle integrazioni si avvicina all’1,5% di potassio, lo 0,4% di sodio e lo 0,35% di magnesio, in riferimento alla sostanza secca della razione. Un’ottima integrazione è rappresentata dal carbonato di potassio viste le grandi quantità di K che le bovine perdono con la sudorazione e per creare un DCAD favorevole.

Ultimo ausilio per la bovina in condizione di caldo critico è l’integrazione della razione con lieviti o funghi, i quali lavorando a supporto della digestione. Sembra infatti che queste due sostanze influiscano sull’attività microbica ruminale, aumentando la digeribilità della fibra, diminuendo l’accumulo di acido lattico nel fluido ruminale ed aiutando a mantenere una buona produttività dell’animale.

Ancora qualche dubbio?

Nei periodi di caldo intenso, come abbiamo visto, le bovine necessitano di un’alimentazione specifica, con razioni ripensate e calibrate in base a particolari esigenze. La Ferrero Mangimi supporta gli allevatori anche in questa fase, sia ottimizzando in maniera personalizzata il mangime o nucleo in base alle esigenze specifiche degli animali, sia monitorando ed aiutando ad implementare la gestione della stalla.

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