Matteo Garnero -

Aziende di famiglia: una marcia in più

Le aziende di famiglia, tramandate di padre in figlio, hanno una “marcia” in più. Lo si dice spesso, e lo confermano realtà come l’allevamento di vacche da latte della famiglia Degiovanni a Scarnafigi. Ora lo conduce Giampiero, terza generazione: prima di lui c’era il padre Franco e prima ancora il nonno Giovanni. E la quarta generazione sta per fare il proprio ingresso.

Matteo Garnero

Tratto da Imprenditore Agricolo

Vacche da latte

L’azienda di Giampiero Degiovanni alleva vacche frisone. Conta circa 260 capi: 130 bestie in mungitura e altrettante tra asciutte e giovani. Giampiero è entrato in allevamento a 14 anni, una quarantina di anni fa: «La nostra azienda esisteva già da tempo, io sono la terza generazione – racconta –. Circa 20 anni fa abbiamo inserito un primo dipendente, indiano. Poi è arrivato il secondo. Anche dopo la pensione, per qualche tempo, mio padre Franco ha continuato a dare una mano. Ora posso contare sull’aiuto di mio figlio Mattia, (all’ultimo anno di agra-ria e valido “aiutante” da un paio d’anni) e di mia moglie Caterina, che segue la parte burocratica».

Numero chiuso

Come in tutti gli allevamenti di vacche da latte, anche in quello Degiovanni si allevano solo le femmine: i maschi vengono venduti nei primi giorni di vita. «Le vacche – spiega Giampiero – vanno in produzione verso i due anni d’età. Hanno alcuni parti (quattro, cinque, sei o sette, in base a diversi fattori) e la loro carriera finisce. Quando? In base alle esigenze di un’azienda. Più di 130 capi, per esempio, a noi non starebbero. Vendiamo sia animali da vita (che proseguono dunque l’allevamento altrove, ndr) che da macello».

La mungitura degli animali avviene due volte al giorno, alle 5 del mattino e alle 17, e dura circa due ore. Il latte viene conferito alla cooperativa “Piemonte Latte” di Genola.

Menù della stalla

L’azienda di Scarnafigi conduce anche 110 giornate di terreno. 70 seminate a loietto, 30 a prato stabile e 10 a grano e sorgo. Ciò serve per l’alimentazione delle frisone. «L’alimentazione delle nostre frisone è composta da trinciato di mais e insilato di loietto, che produciamo noi. Acquistiamo soltanto nuclei e soia per completare la razione».
Il “menù” che Giampiero offre ai suoi animali sembra dare ottimi risultati. Negli ultimi anni la produzione di latte gira intorno ai 120 quintali per vacca. Negli ultimi tempi la media è di 39 kg di prodotto al giorno per ciascun capo, con pregiati valori nutrizionali.

«Talvolta si dice che chi fa tanto latte non fa qualità. Ma non è sempre così» dice sorridendo l’allevatore.

Costi e burocrazia

Come la maggior parte delle aziende – non soltanto agricole – anche Giampiero Degiovanni indica i costi come una delle “spine” principali della propria attività. «Una difficoltà del mio lavoro? I costi, sempre crescenti. E ovviamente ciò vale per molte imprese di tanti settori». Altro laccio è la burocrazia, ormai ossessione per tanti imprenditori.
«Fortunatamente la segue mia moglie Caterina. Non ci fosse lei dovremmo senza dubbio assumere una segretaria. È un aspetto che impegna un’enorme quantità di tempo».

Progetti futuri

Progetti all’orizzonte? «Nel cassetto c’è sempre qualcosa – confessa Giampiero –. Un imprenditore non si ferma mai. Può essere che in futuro un leggero ingrandimento ci sia, chissà. Per il momento attendo l’ingresso in azienda di mio figlio Mattia. Sta frequentando il quinto anno della scuola agraria a Verzuolo. La decisione su un’eventuale espansione futura spetterà a lui».